Monday, August 8, 2016

Se la fede sia assolutamente necessaria per la salvezza

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Se la fede sia assolutamente necessaria per la salvezza


La Sacra Scrittura dice in maniera molto chiara che senza la fede non ci si può salvare e non si può piacere a Dio.
Gesù dice: “chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato” (Gv3,18; cfr. 3,36).
E “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16).
Ugualmente la lettera agli Ebrei dice: “Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio. Chi infatti si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6).
San Paolo ne porta il motivo più o meno con queste parole: come si può orientare la propria vita a Dio se non lo si conosce?
Ecco le parole precise dell’Apostolo: “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?” (Rm 10,14).
Da queste affermazioni la Chiesa ha dedotto l’assoluta necessità della fede in ordine alla salvezza.
Il Concilio Vaticano I afferma: “Poiché infatti senza la fede è impossibile piacere a Dio e giungere al consorzio dei suoi figli, nessuno può essere giustificato senza la fede, né può conseguire la vita eterna se in essa non persevera sino alla fine (Mt 10,22)” (DS 3012).
Anche il Vaticano II in molti passi parla dell’assoluta necessità della fede per la salvezza, come ad esempio: “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare” (Lumen gentium 14).
La motivazione teologica di questa necessità si fonda sul modo specificamente umano di vivere e di operare. Infatti una volta che l’uomo ha raggiunto l’uso di ragione e incomincia a vivere in modo responsabile, cosciente e libero, gli è indispensabile conoscere il significato vero della sua vita, il fine cui ordinare i suoi atti.
Ora il fine ultimo cui di fatto è stato ordinato da Dio non è solo quello proporzionato alla sua natura e alle sue capacità, fine che egli potrebbe conoscere e perseguire da solo, ma è il fine soprannaturale, gratuito e non dovuto in alcun modo, consistente nel partecipare alla vita, alla conoscenza e all’amicizia con Dio.
È un fine, dice S. Tommaso, che l’uomo non può conoscere se non per rivelazione e non può accogliere che con la fede soprannaturale come un discepolo che lo impara dal magistero di Dio (per modum addiscentis a Deo doctore)” (Somma teologica, II-II, 2, 3).
La fede ha una dimensione oggettiva-intellettuale e una dimensione soggettiva-esperienziale. La prima dimensione comporta la conoscenza e l'adesione intellettuale alle verità rivelate, promulgate dal Magistero e vissute dai santi. La seconda dimensione comporta un rapporto personale con Dio uno e Trino e con la sua Chiesa. Se manca una di queste due dimensioni, non si vive la fede divina e cattolica. Proprio per questo è anacronistico il discorso di chi si dice cattolico a modo proprio, perchè la fede ha una dimensione oggettiva, non solo una dimensione personale e l'una influenza l'altra. Chi non per propria colpa, muore nell'ignoranza invincibile della vera fede e muore privo del battesimo sacramentale, può sperare la salvezza solo e unicamente se ha vissuto conformemente alla legge naturale. San Tommaso però, ammettendo questa che è un'eccezione alla norma, dice anche che a seguito del peccato originale, per una persona priva della grazia divina e della fede rivelata, vivere conformemente alla legge naturale è quasi impossibile. Da questo dato è evidente l'errore di chi illudendosi e illudendo proclama la facilità della salvezza per i non cattolici. Utile specificare, sulla scia di Giovanni Paolo II, che un cattolico che non vive conforme alla sua vocazione, non solo non si salverà ma dovrà rispondere in modo più grave davanti a Dio, dei doni di grazia che ha sprecato.
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