Friday, January 6, 2017

S. Carlo da Sezze, frate laico francescano (1613-1670)


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San Carlo da Sezze Frate laico francescano

C

arlo da Sezze, nella sua autobiografia, intitolata “Le grandezze delle misericordie di Dio”, parla della sua nascita e dei suoi genitori in questi termini:“Nacqui or dunque, per quello che si ricava nella fede di battesimo, ai ventidue di ottobre 1613, in giorno di martedì, e ai ventisette del medesimo mese, in giorno di domenica, fui battezzato, e mi posero nome Giovan Carlo” - “Chiamavasi mio padre Ruggero Marchionne e mia madre Antonia Maccione, ambedue nativi delle antiche famiglie di Sezze, città della reverenda Camera Apostolica”.

Dopo una istruzione di base, sicuramente elementare, a causa di un non meglio specificato incidente con il maestro, Giovan Carlo si rifiutò di proseguire gli studi e, dai genitori, venne avviato al lavoro dei campi.

Il 10 maggio 1635 salutò i suoi e si recò a Roma, S. Francesco a Ripa, per essere ricevuto all'Ordine e il 18 maggio successivo vestì l'abito religioso nel convento-noviziato di S. Francesco in Nazzano e fu chiamato fra Cosimo. A un anno esatto emise la professione religiosa e per richiesta della madre gli fu di nuovo cambiato il nome in fra Carlo, e cominciò il suo pellegrinaggio nei vari conventi laziali.

Risiedette successivamente nei conventi di S. Maria Seconda in Morlupo, di S. Maria delle Grazie in Ponticelli, di S. Francesco in Palestrina, di S. Pietro in Carpineto Romano, di S. Pietro in Montorio e di S. Francesco a Ripa in Roma.

Tra il 1640 e il 1642 dimorò per breve tempo nei conventi di S. Giovanni Battista al Piglio e in quello di S. Francesco in Castelgandolfo.

NelI'ottobre 1648, ascoltando la Messa nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell'elevazione, ricevette dall'Ostia divina una ferita di amore al petto.

Carlo si distinse per l'umiltà, l'ubbidienza, la pietà serafica e l'amore verso il prossimo, riuscendo ad unire alla più intensa vita interiore e contemplativa una instancabile attività caritativa e apostolica che lo condusse a Urbino, a Napoli, a Spoleto e in altre città.

Ai lavori consueti del suo stato (era religioso laico, e dunque fu addetto alla cucina, al refettorio, alla portineria, al giardino, alla "cerca") unì una insospettabile attività letteraria (benché a scuola avesse imparato a leggere e a scrivere malamente), con scritti che vanno dall'autobiografia alla teologia mistica.

Laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, cardinali e pontefici si giovarono dell'opera di Carlo, che aveva avuto da Dio doni straordinari, tra i quali, in particolare, quelli del consiglio e della scienza infusa. Al Pp Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667), che lo interrogava su Girolama Spada, giustiziata come eretica a Campo de' Fiori il 5 luglio 1659, Carlo rispose che non si era mai recato a casa della donna, sapendo che in lei non v'era nulla di buono.

Papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi, 1667-1669) lo inviò a Montefalco per esaminarvi lo spirito di una monaca, falsamente ritenuta santa. Carlo predisse il supremo pontificato ai cardinali Fabio Chigi (Alessandro VII), Giulio Rospigliosi (Clemente IX), Emilio Altieri (Clemente X) e Gianfrancesco Albani (Clemente XI).

Dopo la morte, avvenuta il 6 gennaio 1670, a San Francesco a Ripa, comparve sul petto di Carlo un singolare stigma, che fu riconosciuto di origine soprannaturale da un'apposita commissione medica e fu addotto come uno dei due miracoli richiesti per la beatificazione.

I processi canonici, iniziati poco dopo la morte, subirono notevoli ritardi dovuti a contingenze storiche. Papa Clemente XIV (Gian Vincenzo Antonio Ganganelli, 1769-1774) dichiarò l'eroicità delle virtù il 14 giugno 1772; Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) lo beatificò il 22 gennaio 1882; San Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) lo canonizzò il 12 aprile 1959.

La sua festa si celebra il 6 gennaio.

S. Carlo, insieme a S. Lidano d’Antena (1026-1118) è patrono di Sezze e della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno.

Significato del nome Carlo: “forte, virile, libero” (tedesco arcaico).


Fonti principali: santiebeati.it; wikipedia.org (“RIV./gpm”).

https://www.gloria.tv/photo/2fZvK3ykZ6HH2UWLFuFAYMVd1

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