Ha di poco preceduto il primo convegno internazionale
pro-vita la conferenza-stampa indetta dai promotori dell’iniziativa, organizzata
presso Sala San Pio X, in via della Conciliazione, a Roma: LifeSiteNews,
Human Life International e Life International New Zealand, dopo
una mattinata di lavoro suddivisa in diverse sessioni di lavoro, hanno
illustrato le ragioni dell’importante summit, occasione preziosa offerta alle
molte associazioni pro-life presenti per conoscersi, instaurare contatti
duraturi o potenziare quelli già in essere, condividere e studiare nuovi
progetti e sinergie.
Un primo, importantissimo frutto di tale evento è stato annunciato già in
sede di conferenza-stampa, dove è stato presentata la dichiarazione, redatta da
156 rappresentanti di vari Paesi e rivolta ai Vescovi cattolici di tutto il
mondo, affinché neghino la Santa Comunione a tutti i politici favorevoli
all’aborto quale «segno di amore e misericordia» esercitato nei loro
confronti.
Già dovrebbe essere così in quanto il canone 915 del Codice di Diritto
Canonico, come ricordato nel testo presentato, prescrive che quanti perseverino
«ostinatamente in peccato grave manifesto» non vengano «ammessi
alla Sacra Comunione». Il che discende direttamente da I Cor 11, 29, laddove
San Paolo afferma a chiare lettere: «Chi mangia e beve senza riconoscere il
corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna». Nel 2004 l’allora
Card. Ratzinger ribadì nella lettera Essere degni di ricevere la Santa
Comunione inviata ai Vescovi americani come ad un politico cattolico che,
debitamente istruito e avvertito, voti per leggi tolleranti verso l’aborto e
l’eutanasia «debba» essere negata la Comunione.
La richiesta contenuta nella dichiarazione non rappresenta dunque una novità
sul piano della norma, bensì giunge quale richiamo opportuno: concedere la Santa
Comunione a questi politici cattolici, infatti, potrebbe indurli a ritenere
«di essere spiritualmente sani– si legge – e quindi di non aver
bisogno di alcun rimedio», inoltre «è causa di scandalo per il resto dei
fedeli in quanto porta gli interessati a credere che sostenere l’aborto non sia
un peccato così serio e quindi minaccia il lavoro dei sostenitori della
vita». Viceversa «vedersi negata la Santa Comunione è un campanello
d’allarme, che richiama ad un’autentica vita di fede»; d’altra parte, si
precisa, «è impietoso permettere ai nostri fratelli, che vivano ostinatamente
e pubblicamente nel peccato, di languirvi senza essere avvertiti».
Da qui l’appello, particolarmente significativo per ribadire con urgenza la
priorità dei principi non negoziabili, in primis quello della Vita. Ma
significativa è stata anche l’opportunità, ospitata per la prima volta a Roma,
di riunire i leaders di tutte le organizzazioni pro life del mondo, per
promuovere progettualità e strategie comuni. Al punto da spingere le sigle
presenti a darsi di nuovo appuntamento per il prossimo anno, sempre a Roma: già
stabilita la data, sarà il 9 maggio 2015. Per questo è già stata fissata anche
la data della prossima edizione della Marcia per la Vita, che si svolgerà subito
all’indomani, il 10 maggio. (M.F.)
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