Tuesday, July 16, 2019

Pakistan. Due giocatori di cricket cristiani «incastrati» dall'accusa di blasfemia

onny, 19 anni, e Noman, 17, sono stati accusati di aver ricevuto disegni blasfemi su WhatsApp, inviati in realtà da un musulmano. Bhatti: c'è una motivazione personale. E Acs si appella a Hollywood
Manifestazioni di fedeli nel quartiere cristiano Joseph Colony (foto archivio Ap)
Manifestazioni di fedeli nel quartiere cristiano Joseph Colony (foto archivio Ap)

Due giovani cristiani, giocatori di cricket, lo sport più popolare in Pakistan, sono stati arrestati con l’accusa di blasfemia. Il fatto, secondo quanto riferito dall’International Christian Concern (Icc), è accaduto a Bahawalnagar, nel Punjab.
Sunny Mushtaq, 19 anni, e Noman Asghar, di 17 anni, sono usciti di casa per una partita di cricket e non sono più tornati a casa. I due ragazzi sono stati accusati di aver ricevuto disegni blasfemi del profeta Maometto sui loro numeri di WhatsApp. Secondo l’organizzazione cristiana che ha denunciato il fatto i due giovani hanno effettivamente ricevuto uno schizzo blasfemo sui loro smartphone. Tuttavia l’immagine era stata inviata da un musulmano.
Ad oggi, la polizia non ha intrapreso alcuna azione contro il mittente dell’immagine blasfema. «Sunny è molto popolare in città per le sue eccezionali prestazioni nel gioco del cricket – ha raccontato il fratello Raza Mushtaq –. Si lamentava spesso di essere maltrattato dai giocatori musulmani».
Ma c'è anche una notizia positiva: nelle ultime ore un cristiano accusato di blasfemia, Nazir Masih, è stato invece prosciolto e liberato dal carcere, dopo aver trascorso 5 anni in una prigione di Lahore. Le accuse contro di lui erano state sollevate per aver condiviso una storia biblica con un amico, un barbiere della città che lo aveva poi denunciato alla polizia per insulti al Corano. Nazir Masih quando fu arrestato aveva lavorato per oltre vent’anni come addetto alle pulizie in una scuola per bambini non vedenti ed era ben noto nella comunità locale.
Sulle due vicende Vatican News ha intervistato Paul Batthi, già ministro federale per l’armonia nazionale e le minoranze in Pakistan, fratello di Shahbaz Bhatti, anch’egli ministro per le minoranze nel Paese asiatico, assassinato nel 2011 da un estremista islamico. Bhatti da anni vive in Italia. "Quasi tutte le accuse di blasfemia sono a scopo personale. Ciò succede spessissimo e, anche in questo caso, credo che sia questo lo scenario che c’è dietro. È una cosa triste. Ma ciò che dà una piccola speranza è questo: nell’ultima decisione relativa ad Asia Bibi, dopo il verdetto dei giudici e il rilascio della donna, è stato proposto che, chiunque faccia una dichiarazione falsa di blasfemia, riceva un’accusa o comunque debba portare delle prove reali. Cioè colui che accusa o magari rende testimonianza falsa potrebbe essere sottoposto a una pena abbastanza forte. La giustizia oggi in Pakistan è abbastanza libera, ci sono molti musulmani che si oppongono alle accuse false».
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