Monday, October 29, 2018

IN HOC SIGNO VINCES: Costantino e Massenzio a Ponte Milvio (312 d. C.), di Gianni Fazzini e Caterina Lucarelli



costantino
Battaglia di Costantino contro Massenzio – Scuola di Raffaello Sanzio (particolare)
La sera, o il pomeriggio, del 27 ottobre 312 – giorno precedente lo scontro decisivo – le cronache ci dicono che a Costantino apparve un segno divino: un resoconto di fonte cristiana ad opera di Lattanzio, scritto verso il 318, riferisce che si trattava del “chirò”, un simbolo formato dalla sovrapposizione delle lettere greche chi (X) e rho (P), iniziali di Christòs. Visto sotto questo aspetto, il segno appariva indubbiamente cristiano, ma fonti pagane affermarono che, in realtà, si trattasse non del “chirò” bensì del simbolo del “Sol invictus” – che graficamente appariva come una sorta di grosso asterisco, in effetti molto simile al “chirò” – quindi riconducibile al credo religioso solare e non a quello cristiano: in ogni caso, rispetto a quella pagana, la versione del simbolo cristiano è la più famosa e accreditata, anche se l’episodio è narrato con modalità differenti dai due storici cristiani che lo riportano, Eusebio di Cesarea e Lattanzio: entrambi, ovviamente, erano favorevoli a un’interpretazione del simbolo in chiave cristiana e non come espressione del dio solare. Lattanzio, dunque, è il primo che parla di un’apparizione cristiana: egli riferisce della comparsa in sogno a Costantino delle iniziali greche di Cristo (X P) e aggiunge ch’esse vennero apposte sugli scudi dei legionari composte insieme in un simbolo noto come “chirò” (o anche “chrismòn”). Eusebio inizialmente non menziona in alcun modo l’episodio della visione occorsa a Costantino. Poi, più di vent’anni dopo, parla di “un segno divino straordinario” apparso a Costantino nel cielo dell’accampamento “intorno all’ora in cui il giorno comincia ad oscurare… sotto forma di croce che sovrastava il sole e accanto ad esso una scritta che diceva con questo segno vincerai”. Rimasto dubbioso sul reale significato di questa visione, nella notte Costantino – sempre nel racconto di Eusebio – ebbe un “opportuno” segno chiarificatore in cui “gli apparve Cristo, figlio di Dio, che mostrandogli il simbolo in precedenza comparso nel cielo gli ordinò di servirsene come protezione nei combattimenti contro i nemici”.
Costantino si era accampato sulla via Flaminia, in località Malborghetto, a dodici miglia da Roma. Fu proprio lì che ebbe – o raccontò di avere avuto – la visione della divinità giunta in aiuto del suo esercito. Nell’accampamento di Costantino serpeggiava apprensione, poiché ci si rendeva conto che prendere Roma non sarebbe stato agevole come era avvenuto con le piazzeforti dell’Italia settentrionale, ma dopo la visione divina che gli assicurava la vittoria Costantino si sentì rafforzato, o “disse” di esserlo: pertanto rincuorò le truppe ordinando loro di esporre il simbolo divino che gli era apparso, quale beneagurante presagio di vittoria. L’esercito di Costantino era in inferiorità numerica rispetto a quello di Massenzio, ma ben diversa era la statura militare dei due comandanti. Totalmente digiuno dell’arte della guerra e di come si conducesse una campagna militare, con la sconfitta di Verona Massenzio era rimasto anche privo dell’unico generale, veramente abile, che fosse mai stato alle sue dipendenze: il prefetto del pretorio Ruricio Pompeiano, che era caduto in quella battaglia. Gli si opponeva Costantino che, fin dalla giovane età, aveva fatto esperienza sul campo di battaglia al seguito dei primi tetrarchi, Diocleziano e Galerio. Una caratteristica di Costantino era sempre stata quella di muovere con audacia le proprie truppe, anticipando le mosse dell’avversario e, sul campo di battaglia, era proprio lui a guidare di persona le impetuose cariche di cavalleria, capaci di scompaginare l’assetto di battaglia del nemico.
Il 28 ottobre 312 i due eserciti vennero a contatto in località “Saxa Rubra” (Sassi rossi) sulla via Flaminia. Lo scontro non fu di lunga durata. Le truppe di Massenzio erano state disposte molto male sul campo di battaglia e l’audace Costantino – prendendo l’iniziativa con una di quelle cariche nelle quali era maestro – ebbe facile gioco nell’irrompere con irruenza sugli avversari, scoordinandoli; una volta scompaginato il nemico, le truppe di Costantino lo sospinsero verso il Tevere e una volta trovatesi col fiume alle spalle – senza più possibilità di manovrare e di sottrarsi a una stretta mortale – per le truppe di Massenzio fu il caos più totale. Solo i pretoriani si comportarono con cuore, fecero quadrato ma vennero sterminati fino all’ultimo uomo. Il resto delle truppe di Massenzio tentò allora di attraversare il fiume per recuperare la via di salvezza verso la città: tuttavia, per una scelta tattica che si stava ora rivelando suicida, Massenzio aveva in precedenza fatto tagliare il Ponte Milvio, sostituendolo con un ponte di barche che era stato costruito in modo da poterlo agevolmente spezzare in due tronconi, in modo da costituire una trappola per il nemico o, in alternativa, per impedirgliene il passaggio. Invece la ritirata degli uomini di Massenzio fu disordinata, caotica, male organizzata, tanto che il ponte di barche non resse al loro passaggio, per cui chi era scampato alle armi dei soldati di Costantino trovò una misera fine nel Tevere: lo stesso Massenzio cadde in acqua, morendo annegato, appesantito dalla propria armatura. Il giorno successivo Costantino entrò trionfalmente nell’Urbe, salì sul Palatino ed entrò nel “Palatium” – da sempre residenza ufficiale degli Imperatori – per ricevere gli onori dovuti a chi aveva appena sconfitto un usurpatore e riunificato l’Occidente sotto un unico scettro.
Gianni Fazzini – Caterina Lucarelli
(passim, da Costantino. L’Imperatore “visionario”, Greco&Greco 2016)
https://ediletteraria.wordpress.com/2018/02/13/in-hoc-signo-vinces-costantino-e-massenzio-a-ponte-milvio-312-d-c-di-gianni-fazzini-e-caterina-lucatelli/
REPORT THIS AD
REPORT THIS AD

No comments: