(di Danilo Quinto) Non è un caso che
oggi sia proprio il tema della Comunione ai divorziati risposati a costituire la
“chiave di volta” dello scardinamento dei principi dell’ordine naturale e
dell’insegnamento che per secoli la Chiesa ha svolto nei confronti delle persone
affidate alla sua custodia. Si continua da dove si è iniziato.
Marco Pannella, intervistato da “Vatican Insider”, ricorda così quel
13 maggio di quarant’anni fa: «Sembra ieri: eravamo quattro gatti,
ci venne dietro il Paese. Eppure avevamo nemici insospettabili, come oggi (…)
Abbiamo avuto in Roncalli un interlocutore attento, come poi, fuori da ogni
protocollo, in Wojtyla e oggi in Francesco. Due settimane fa la sua telefonata
mi ha riacceso la speranza di non essere solo a combattere contro la disumana
condizione nelle carceri. Ora parliamo attraverso la sua voce (…) Come allora la
religiosità vera non ha niente a che vedere con i confessionalismi. La campagna
antidivorzista fu politica, non religiosa. Si opponevano a noi gli eredi di
coloro che fecero coincidere la missione della Chiesa con la difesa del potere
temporale dello Stato pontificio e che scomunicarono il Risorgimento, condotto
in gran parte da cattolici. Insomma avevamo contro i seguaci del “Sillabo”
sconfitti dal Vaticano II. (…) Dopo essere stati messi fuori gioco dalla
primavera conciliare di Giovanni XXIII, le frange più clericali cercarono nella
difesa del loro potere sullo Stato l’ultima trincea contro l’evoluzione della
Chiesa secondo la coscienza dell’immensa maggioranza dei fedeli. Volevano far
coincidere la sacralità di un sacramento, che deve vincolare la coscienza dei
credenti, con l’uso dei carabinieri per imporre fedeltà confessionali. Come se
fossimo regolati dal diritto canonico e non da un diritto laico e
statuale».
Sembra di rileggere la “coscienza” di Eugenio Scalfari, quando
registra su “Repubblica” le parole dell’attuale Pontefice, che gli
dice: «Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di
seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo
per migliorare il mondo».
Com’è migliorata l’Italia da quel 13 maggio? Ogni due
matrimoni che si celebrano, uno viene meno. Aumentano i bambini che nascono
fuori del matrimonio e si vogliono ridurre i tempi dell’attesa per il divorzio.
Per l’aborto, siamo nella media europea: uno ogni 25 secondi. L’età media della
maternità è ritardata quasi fino ai 30 anni e la pillola ru486 sta divenendo il
più formidabile sistema di controllo delle nascite. Diminuisce la natalità,
consolidando la prospettiva che più volte si è determinata nella storia: la
morte delle società che non fanno figli. Si fa nascere la vita nei laboratori.
Si maltratta l’istituto della famiglia, equiparata a una qualunque delle scelte
delle relazioni intersociali, che sono considerate in riferimento ai gusti, alle
opzioni e ai liberi arrangiamenti privati. Cresce il desiderio di tutelare
improbabili unioni tra persone dello stesso sesso, alle quali si vorrebbero
affidare i bambini. Si sdogana l’omosessualità come propensione “naturale”
dell’essere umano e, di pari passo, ci si appresta ad aprire un grande dibattito
sull’eutanasia e sulla pedofilia.
C’è chi ha compreso quello che sta avvenendo. È ancora una volta
Marco Pannella. «Oggi» – ha detto il leader radicale lo scorso 4
maggio a “Radio Radicale” – «hanno fatto la Marcia per la Vita. I
quarantamila, ecc… Questa a me pare la reazione assolutamente inevitabile delle
basi vaticane e clericali di questi ultimi cinquant’anni, che con questo Papa
sentono che devono fare i conti con quanto ha esclamato due mesi fa: “Basta con
le ossessioni su aborto, divorzio e non so cos’altro”». Così come il demonio
non si stanca, anche l’affermazione della Verità ha bisogno di persone che non
si stanchino. Nonostante tutto. (Danilo Quinto)
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