Friday, May 20, 2022

Manifestazione per la vita, un'occasione per fare chiarezza

 


La manifestazione del 21 maggio a Roma è certamente un evento positivo, ma non può nascondere la frammentazione e le gravi divisioni che connotano il mondo pro life italiano. Le tante adesioni non cancellano le assenze importanti. Il problema sta nei contenuti e su questo sarebbe auspicabile un vero chiarimento. 




Come è noto, sabato 21 maggio si svolgerà a Roma la Manifestazione per la vita, che prevede una marcia con inizio alle ore 14 da piazza della Repubblica e arrivo in piazza San Giovanni, dove ci saranno testimonianze e interventi. Come accade dal 2011, anche quest’anno dunque avremo una marcia intorno al 22 maggio, giorno che nel 1978 segnò l’approvazione in Italia della legge che legalizzava l’aborto.

Che anche in Italia si sia creata la possibilità di questa iniziativa - sul modello di tante che si svolgono in varie parti del mondo - non può che essere salutato con soddisfazione, e dunque non c’è che da augurarsi una piena riuscita dell’iniziativa di sabato, per la quale si prevede l’arrivo a Roma di decine di migliaia di persone: non tanto grazie all’adesione quest’anno di una novantina di associazioni, quanto alla mobilitazione del movimento neocatecumenale convinto dalla presenza di un suo esponente, Massimo Gandolfini, quale portavoce della manifestazione.

Detto questo però non sarebbe serio cercare di nascondere la polvere delle divisioni e dei distinguo del popolo pro-life sotto il tappeto della bella manifestazione con tante adesioni di associazioni. Anzi, è doveroso capire cosa stia avvenendo nel variegato e complesso popolo della vita italiano per comprendere anche le prospettive future ed eventualmente correggere la rotta.

Proviamo a spiegarci: il primo fattore da comprendere è che, malgrado l’apparenza e malgrado i tentativi di ricucire, il mondo pro life italiano è molto diviso. E sabato prossimo mancheranno a Roma componenti importanti di questo popolo, a cominciare da chi ha organizzato le Marce per la vita da 11 anni a questa parte. Non a caso quella di quest’anno si chiama Manifestazione per la vita e non Marcia per la vita, il cui marchio registrato resta in mano a chi ha organizzato l’evento fino al 2021. Bisogna dare atto che si è evitato di creare uno scontro pubblico in nome di un bene più grande, ma la divisione resta e non è un problema di antipatie personali. Il problema sono i contenuti, e non certo da oggi, dato che questa non è neanche la prima grossa trasformazione dell’iniziativa.

Dobbiamo perciò risalire all’origine: nel 2011 la prima Marcia nazionale per la Vita si svolse a Desenzano del Garda, organizzata da Movimento Europeo Difesa Vita (MEDV) e associazione Famiglia Domani, con l’adesione di diverse associazioni. In Italia per la prima volta emergeva un popolo della vita fuori dai canali istituzionali, ovvero in alternativa al Movimento per la Vita che, dipendente dalla Conferenza Episcopale Italiana, era molto ingessato e più incline a frequentare i palazzi della politica che non a mobilitare l’opinione pubblica, anche ricorrendo alle piazze.

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